L’altra sera, prima di far ritorno in patria, vennero a farmi visita due miei vecchi amici francesi: Paul d’Holbach ed Ètienne de la Boétie. Dicevano che era loro desiderio farmi gli auguri di buon anno; ma ho capito subito che il loro intento era mangiare un po’ di baccalà. Infatti, si fecero subito scappar di bocca che avrebbero gustato con piacere del brandade de morue; e Paul, naturalizzato francese ma tedesco di nascita, continuamente si (e mi) chiedeva se il brandade de morue o brandada de bacalao era la stessa cosa dello stockfisch. Ovviamente, io non seppi dare risposta. Li ho invitati, quindi, alla Lanterna e quando la tavola si arricchì di tutte quelle delizie a base di baccalà, le domande terminarono immediatamente e con esse anche le sofisticherie linguistiche.
Solo che a fine cena Paul ed Ètienne, gonfi pure di buon vino, non avevano voglia di alzarsi e restarono, così, a disquisire –non so fino a qual punto lucidi- di politica e particolarmente sul rapporto dell’individuo/massa col potere. Intesero scrivere, a loro modo di vedere, una pagina di filosofia sul concetto di servitù volontaria.
Io, purtroppo non versato per questi ragionamenti complessi, ricordo solo alcuni frammenti di dialogo, che riporto confusamente, sottolineando, in ogni caso, che non bevo vino.
- Ma, secondo te, perché imperversano queste sottili azioni di propaganda, questa artificiosa comunicazione politica, che alla fine ci rendono tutti servili?
- Chi ci toglie libertà/potere non ha niente di diverso da noi…eccetto il vantaggio che gli forniamo per distruggerci. Da dove prenderebbe i tanti occhi con cui ci spia, se noi non glieli fornissimo? Come farebbe a avere tante mani per colpirci, se non le prendesse da noi? Ha forse un potere su di noi che non sia il nostro?
- Ma è il consenso. Una sorta di volontà e voluttà di servire. Mi verrebbe da dire una servitù volontaria.
- E cosa bisognerebbe fare?
- Per essere liberi non c’è bisogno neanche di provarlo a fare; ma solo provare a volerlo.
- Com’è stato mai possibile che si sia radicata tanto profondamente una così testarda volontà di servire?
- Non dipende né da armi né da squadroni a cavallo. È colpa solamente dell’abitudine a ingurgitare tutto, dell’ignoranza che è sodale del potere, dei mille divertimenti capaci di sottomettere più di una guarnigione.
- Però, è vero. Dipende tutto da noi. Dovremmo cambiare, essere diversi. E necessariamente non strisciare. È una dura realtà! I serpenti e tutti i rettili scalano i massi e le montagne, mentre i cavalli più focosi non sono in grado di inerpicarsi.
- E invece trionfano i cortigiani, quelli che non hanno mai una propria opinione ma sempre quella del capo. Quello che sceglie di non avere mai ragione, quello che ha lo stomaco tanto forte da digerire ogni affronto del suo padrone.
- La devozione!… C’è un rimedio?
- Amputare il monopolio della politica intesa come professione a vantaggio di quella interpretata come servizio alla e per la comunità…
- Così facendo, alcune rendite familiari dove andrebbero a finire? Come si giustificherebbero i continui cambi di bandiera? Come si battezzerebbero i tanti re travicello che sono in giro?
- Allora trovami un’altra strada.
- Non ci sono altre strade se non quelle già esistenti della coerenza, della serietà, della cultura, della responsabilità…
Ètienne e Paul ragionarono su alcune altre cose. Sicuramente avrebbero continuato ancora fino all’alba. Il taverniere (seduto al nostro tavolo, dopo avere fatto qualche inutile tentativo di inserirsi nella discussione), però, disse che oltre quell’ora il locale non poteva più restare aperto. Fortunatamente.