Il mio Maestro e fratello, il preside Nino Pino, scomparso nel 2001, mi parlava spesso del professore Masullo. E dell’illustre filosofo, Nino, che ne era stato allievo al liceo “Carducci” di Nola, aveva scritto anche un ricordo su La Repubblica del 24 settembre 1992. “Un giorno arrivò in classe un giovane professore di filosofia, poco più che un ragazzo; forse non era ancora laureato. Magro e pallido, i capelli di un rosso acceso e le mani da prestigiatore, che disegnavano nell’aria astratte geometrie. Si chiamava Aldo Masullo. Ci avvinse subito: aveva un parlare affascinante. Non evocava paesaggi o sensazioni, ma tracciava coordinate, organizzava sequenze, costruiva algoritmi con straordinaria semplicità, secondo un rigore logico essenziale. Una delle poche persone capaci di non ripetersi mai: al limite del sillogismo.[…] In quel tempo le sue parole erano tremende e scandalose: non perché attaccassero qualcosa o qualcuno, ma perché spazzavano via valanghe di conformismi, di provincialismi, di retorica, con il semplice richiamo alla limpida organizzazione del pensiero. Quelle parole ci indicavano come si fa a liberarsi dei pacchetti preconfezionati di sapere, dei convenuti, delle precomprensioni ideologiche: era il modo più naturale e vero di essere laici”.
A distanza di pochi giorni dalla pubblicazione di quel ricordo, il professore Masullo aveva, poi, indirizzato una lettera di ringraziamento a Nino Pino: “Carissimo Nino, lessi con grande emozione il profilo di me giovanissimo insegnante da te tracciato su “Repubblica”. Ti confesso che, ancor più che gratitudine, forte è la mia ammirazione per la qualità, insieme rigorosa e lieve, precisa e immaginosa della tua scrittura, in cui l’eleganza non è turbata dal sentimento, né il sentimento raggelato dall’eleganza. Attraverso le tue parole ho ritrovato un tempo della mia vita, che sembrava perduto ed è invece ancora vibrante, ed un inaudito me stesso visto con gli occhi stupiti ed entusiasti di un adolescente di allora. Soprattutto mi è caro aver scoperto che un tal “adolescente di allora” eri tu: è come aver ritrovato il tesoro di un’amicizia smarrita, uno degli innumerevoli fili di cui, come scrisse Proust, è intessuta la nostra vita. Un grazie ancora, ed un abbraccio del tuo Aldo”.
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Negli anni successivi a questo incontro “a distanza” tra l’allievo ed il Maestro, mi è capitato più di una volta di incontrami con il Professor Masullo. È capitato a Napoli ed a Somma Vesuviana, è capitato per incontri culturali o anche politici.
Nel mio paese Aldo Masullo, l’ultima volta che venne, lo fece per ricordare Francesco De Martino. E grande fu il suo rammarico nel commentare che ancora la Piazza non gli fosse stata intitolata; proprio quella Piazza che ancora oggi porta il nome del re Vittorio Emanuele III, il complice del fascismo nonché firmatario delle leggi razziali.
Nel 2015, invece, quando ero preside al liceo “Sbordone” di Napoli, pensai che sarebbe stato bello ed interessante offrire a quella platea di studenti la possibilità di conoscere da “vicino” un faro della filosofia e della cultura quale era Masullo.
La mattina dell’incontro andai a prenderlo a casa sua, in via Michelangelo, insieme a Fulvia Lovero, una brillante docente di inglese, che si era preoccupata di organizzare il tutto. Ci aveva dato appuntamento per le 10,30; fu puntualissimo. Nel breve tragitto in auto (sia all’andata che al ritorno) fu un simpatico intrattenitore. Con lui si poteva parlare a ruota libera di ogni problema, di ogni aspetto della società, di politica, di disagio giovanile e tanto altro ancora. Parlammo anche di Nino Pino, di quella classe di sfollati al liceo “Carducci” di Nola, di Francesco De Martino e del grande torto che Somma Vesuviana gli aveva fatto non intitolandogli ancora la Piazza.
Nell’auditorium gli studenti dello “Sbordone” erano già in attesa. Il professore Masullo non sorseggiò nemmeno il caffè, disse soltanto che si sarebbe intrattenuto per poco più di un’ora, perché per mezzogiorno e mezza doveva essere a casa.
Le sue parole colpirono diritto alla mente ed al cuore. Parlò di bellezza, di etica, della necessità di vivere una vita intensa, partecipativa, supportata dai valori della libertà, della democrazia, della giustizia e dell’eguaglianza.
Gli studenti furono ammaliati dal fluire di quelle parole rivolte con passione, con gentilezza, con convinzione, con grande pulizia sintattica. E lo sottolinearono con un sentito applauso. Poi, cominciarono a fare domande su domande. E Masullo rispondeva, si infervorava, infervorava, apriva altri spazi di riflessione.
Dovetti “tirarlo per la giacca”, per ricordargli che si stava andando oltre l’orario che aveva previsto per la fine. Gli fummo tutti attorno, studenti e professori. Gli facemmo omaggio di una targa ricordo e di un fascio di fiori.
Quando lo salutai sotto casa, mi disse: vieni a trovarmi qualche volta. Succede sempre così, ci si lascia prendere dal gorgo della quotidianità, si rimanda a domani e, poi, domani ancora. Fin quando, poi, ci si accorge che è ormai troppo tardi e si resta con grande (ma inutile) rammarico.
Il giorno dopo all’incontro allo “Sbordone”, però, Fulvia Lovero mi fece dono di alcune foto dell’incontro; una delle foto era anche incorniciata. È quella che ho esposto su uno scaffale del mio studio e fa parte del pantheon dei ricordi.
Un abbraccio forte, grande Maestro Aldo Masullo!